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A Goethe

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Salvatore Armando Santoro

 

Sei nato quasi morto, io certo vivo,
comune di sicuro è stato il pianto
e quel ciucciotto con lo zuccherino
succhiai vorace ma non mi calmai.

 

“Sturm und Drang”? Io lo praticai
misto alle folle, tra suoni di tamburi,
urla assordanti, piazze rimbombanti,
ed esplosioni di risa dirompenti.

 

Forse il mio poetare fu spartano,
non vissi come te nell'abbondanza,
Roma, la vidi sempre dai cortei
non da finestre d'attici sontuosi.

 

Versi produssi ed anche diedi vita,
valorizzando la persona umana,
all'impeto sociale accesi il fuoco
grattai la sabbia al palco del potere.

 

Se poi il riflusso macinò il sociale
io “eredità d'affetti” sol lasciai,
tu opere immortali regalasti
l'Italia nei tuoi scritti immortalasti.

 

Mi unisce a te l'amore per i versi
oltre all'abbraccio triste con la morte
non disdegnasti, no, certo la vita
ma hai scelto l'ora di farla finita.

 

Poi luce richiedesti, inutilmente,
avevi spento già l'interruttore
a Giacobbe scegliesti il Creatore
fuori era il mondo ormai dalla tua mente.

 

Salvatore Armando Santoro
(Donnas 5.6.2018 – 15,16)

 

La foto è tratta dal portale:
http://www.caffeeuropa.it/immagini/117immagini-Grcic.html

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